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Descrizione

La chiesa N. S. dell’Addolorata

In una lettera inviata al Vescovo diocesano di Acqui nell'anno 1638, Don Giuseppe Broido Arciprete della chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena in Mombaruzzo, che esercitava il ministero pastorale sulla comunità della Bazzana e della Gherlobia, scriveva che

la Chiesa dedicata alla “Madonna dei 7 Dolori" è posta alla Bazzana di cui è cappellano Don Scapaccíno di Incisa”.

La chiesa di cui parla Don Broido doveva essere di modeste dimensioni. Nel primo Novecento la popolazione locale avvertiva la necessità di una costruzione sacra di maggiore prestigio, in previsione del costante aumento dei fedeli. La realizzazione della ferrovia con la relativa Stazione faceva ben sperare in un più roseo futuro per la comunità. La chiesa che oggi ammiriamo va sotto il titolo di Nostra Signora dell'Addolorata, vero gioiello della Valle della Gherlobia. La sua ricostruzione risale ai primi anni del 1920 e venne eretta in parrocchia con Decreto Vescovile del 1° ottobre 1921 con l’insediamento del primo parroco nella persona di Colombaro don Giovanni. In una vecchia cartolina, accanto alla chiesa sono ben visibili due campanili, fatto abbastanza insolito. Il più basso di costruzione, certamente coevo con la vecchia chiesa, venne abbattuto mentre l’attuale risulta molto più imponente, ma sproporzionato alla mole della chiesa. Grandiosi progetti voleva realizzare Don Colombaro, creando un Centro Mariano per tutta la zona circostante, ma la morte repentina lo colse all”inizio dei lavori e tutto venne accantonato. A distanza di anni la popolazione locale si è assottigliata di molto ed ora la chiesa, per la sua manutenzione, risulta troppo grande. Tutto questo non spaventa i parrocchiani che vanno giustamente orgogliosi di possedere una così bella chiesa. Negli anni passati, murate nelle pareti della chiesa, facevano bella mostra due grandi iscrizioni che ricordano i benefattori. Purtroppo queste due lapidi sono state rimosse e collocate provvisoriamente in chiesa dietro l’Altare maggiore. Ci dispiace immensamente di non poterle proporre perché costituiscono un tassello importante della storia degli uomini e delle donne della frazione Bazzana che per nessun motivo deve essere dimenticata.

 

La cascina Badona

Quando si parla della cascina Badona si vuole indicare l'insediamento più antico della Valle della Gherlobia oggi frazione Bazzana da cui trasse anche il toponimo la regione. Quando esattamente sorse la masseria Badona non siamo in grado di saperlo. Essa venne presumibilmente costruita fra il XV e il XVI secolo dal marchese Oddone d’Incisa per il figlio Badone o direttamente dal marchese Badone, primo proprietario. Anticamente i confini fra Comuni di Mombaruzzo e di Incisa erano molto fluttuanti.

La vicinanza con l’insediamento di Cerreto, che per lungo tempo appartenne ai marchesi d’Incisa, le terre limitrofe ne subivano l’influenza. Il marchese Guglielmo IX Paleologo, signore del Monferrato, con le sue truppe, il 25 luglio 1514 dopo aver rovinato parte delle mura del castello d’Incisa, prelevava il marchese Oddone e il figlio Badone che in catene venivano tradotti nel vicino castello di Nizza della Paglia. Ben triste sorte veniva riservata ai due prigionieri: infatti due giorni dopo erano processati nel carcere di Nizza della Paglia e nello stesso giorno il marchese Oddone d’Incisa veniva decapitato, mentre il figlio Badone finiva impiccato. I due marchesi avevano rispettivamente 64 e 34 anni. Narra il cronista Galeotto Del Carretto, che la testa di Oddone veniva sistemata in una gabbia e posta a penzoloni sul campanile di S. Stefano in Casale, alla macabra vista del popolo. In seguito alla scomparsa degli Incisa tutto il territorio venne inglobato nel marchesato di Monferrato e molte pezze di terre furono donate a persone di fiducia del marchese Guglielmo. La masseria Badona venne data a diverse persone: Isabella figlia di Badone d’Incisa, una certa Tabusso di Chieri che si era sposata nel 1536 con G. B. Garetti,i fratelli Gambarotta di Nizza della Paglia e Bartolomeo Tavella, fratello di Giovanni, sindaco di Nizza. All’inizio del Seicento queste terre vennero staccate dal Feudo di Incisa e cedute al capitano Secchi Bottino di Mombaruzzo, in cambio di uguali beni che egli possedeva in Fontanile. Questo cambio era particolarmente vantaggioso per il marchesato di Monferrato perche' il Feudo di Fontanile era giudicato incompleto senza i possedimenti terrieri tenuti dal Bottino. Alla morte del nobile Bottino, senza discendenza maschile, tutte le proprietà passarono alle due figlie, una delle quali monaca nel Monastero di Santa Maria dei Campi in Acqui. Ad Angela Maria, l’altra sorella maggiore, sposata nel 1632 con il nobile Gio Battista Roberti di Acqui, toccò la cascina di Cerreto con tutte le terre vicine ed alcune pezze di terre sparpagliate nel Comune di Mombaruzzo, nella Valle Cravanzana e alla Caffarella.

Consultando il Registro figurato del 1718, la cascina e le terre attorno alla Badona figuravano ancora del Monastero di Acqui e le stesse Monache erano ancora proprietarie nel 1796. I regi editti del 1797 imposero alle comunità religiose di versare un contributo di lire 50 milioni (6 ottobre) e poi il pagamento

“della sesta parte del totale valore del patrimonio del clero secolare e regolare, dell 'Ordine

di Malta, de' monasteri dell 'uno e dell 'altro sesso, e di altre case religiose a conto del

contributo se' 50 milioni stato loro imposto”

inoltre costrinsero le Monache di Acqui a prendere in considerazione la vendita, fra le altre proprietà, anche di quelle situate nel Comune di Mombaruzzo. Le vendite iniziarono nel 1798 e proseguirono negli anni. La soppressione generale degli ordini religiosi dell’anno 1802 fu praticamente la fine per le Monache. La cascina Badona venne acquistata da Matteo Pesce che a quel tempo risiedeva in Mombaruzzo in Via Garibaldi. Alla sua morte subentrava il figlio don Giuseppe con i nipoti. Il sacerdote Giuseppe Pesce abitò alla Badona fino al 1894, anno della morte. A lui si deve il prolungamento della cascina (avvenuto nel 1881) con il porticato e la cantina. Alla cascina Badona si riscontra una curiosità unica in tutto il territorio: la costruzione nuova è tagliata dalla linea di confine fra Mombaruzzo e Nizza Monferrato subentrato nella seconda metà dell’Ottocento a Incisa. Era stato ventilato che in questa costruzione fosse murato un cippo di confine fra Mombaruzzo e Incisa ma da una attenta analisi si tratta della costa di due mattoni sulla cui argilla, prima di essere cotta nel forno, è stato scritto su uno la data 1881 e sull’altro IUNIUS, data certamente riferita alla costruzione del porticato.

 

fonte: "iscrizioni antiche e moderne a Mombaruzzo nel Monferrato" di Giuseppe Scaletta

 




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